“Arcano è tutto, fuor che il nostro dolor" Giacomo Leopardi

domenica 30 dicembre 2007

Non ho avuto un Natale , non avrò un capodanno



Sciami di formiche intonano in coro arcane lodi nel silente Natale
Giace un bambino sotto le stelle
Giace aggrappato al riarso terreno
Non ha un bue
Un asinello
Un mazzo di paglia
Una madre
Un padre
Un Dio.
Bocca digrignata dal gelo
Carne sbranata da solitario tremore .
Famelico lo stomaco gondola gonfio e intrecciato .
Tumido lo sguardo penetra dagli occhi scintille di dolore.
Tavole addobbate di sterile Natale
13 portate
6 posate
1 tovagliolo
Miracoloso è l’arcobaleno che trafigge il cuore di chi incanto non spera.


Sepolto vissuto


Ho strappato arcobaleni di fiori
piantando croci di legno in un terreno gelido
Ho osservato nel lutto,
mazzi di viole avvolti in veli trasparenti ,
posarsi su grigi marmi.


Lenta è la marcia che conduce le mie spoglie
in oscuri sentieri impregnati di difformi odori.
Stanche pieghe nascondono ancora,
sorrisi e misteri di menti abbandonate ai mestieri.

Posando il viso su quel marmo caldo
Ho lasciato agitare petali di rose in un vortice di vento;
annaffiandoli di lacrime
Li ho cosparsi degli ori trafitti nel mio petto
Cercando e riscoprendo pensieri e ricordi
Traditi , vissuti,
trasformati dal vento.

è in seno a quel tempio che riposi , ancora.
Nelle nude sembianze che tagliente assume
questo grido di dolore,
lascia che le mani stringano,
ancora lame taglienti.

Graffiando il cielo si confonde nel tempo
questo battito nero.
Nero come il lutto di un consorte
travolto da un destino avverso
Che tra le braccia cullava
la mite innocenza di quel corpo tradito
La codardia della tristezza è che è muta
La codardia dell’ indifferenza è che è sorda

Non può bastare un ricordo a strappare un velo di amarezza
Non può bastare un nuovo battito a sopprimere un emozione

Il piacere della giovinezza è che cambia
La tenerezza dei rimpianti è che ti cambiano

ho provato a soffocarti stringendo anonimi visi ,
a sotterrarti costruendo anfiteatri di pensieri,
ed è recitando sorrisi e sentimenti
che sono arrivato qui
Ma sei risorto ancora , e risorgerai, ancora.

Senza forza alcuna mi abbandono a te
E ti rincorro ora , mentre lento ed elegante
disperdendo sangue dal viso
ti rivolgi alla luna
e sorridendo, grato,
custodisci ancora una parte di me.

giovedì 2 agosto 2007

Vampiro


Distruggerò il tuo cuore
munito di frassino e mazzetta.

Scarnerò le tue ossa e le seppellirò
nell' orrore di un oscuro giardino
che non conosce fioritura.
Scaverò con le mani
una grande fossa nel terreno.

Lancerò ognuno di quei pugni
di terra nei miei occhi,
per simulare quel dolore
e non trovare pentimento.

Ti butterò via come
un guanto bucato mentre
sogghignando sguarderò la luna
per godermi il momento.
Soffierò via le lacrime ad una ad una.
Ricucirò dedito e filando
ogni geme di amarezza.
Vagando solitario nei boschi,
Raccogliendo fragole mi nutrirò.

Sarò così bastardo
da non meritare conforto.

Sarò così stronzo che nessuno
si lascerà più attraversare.

Sarò così raggiante che i miei occhi
non riusciranno a scorgere altra luce
all' infuori di me.

mercoledì 1 agosto 2007

Niente è più importante di me in questa libera espressione di me


Porto in mano la mia santa croce


gemente e piangente in questa valle di lacrime.


Partorisco la mia rabbia in seno al destino


sbarazzandomi degli affollanti ricordi di cui sono vestito.


Camminando a piedi nudi sulla mia coscienza


ho scritto lettere d'amore e le ho dedicate a te.


Ho gridato del dolore lasciando che mi cambiasse,


pur avvertendoti distante dai miei codardi passi.


Ma adesso che riscopro forza,


Niente è più importante di me in questa libera espressione di me .


Fissando cristalli di pioggia cadere in uno specchio d'acqua,


vedrò volti scavati da lacrime


udirò voci tremanti dal dolore


Solo quando ogni lineamento cambierà


quando ogni somatotopia si modificherà ,


mi libererò anche di me


perchè


Niente è più importante della negazione di me


in questa libera espressione di me.

mercoledì 18 luglio 2007

Libero



Libero il tuo corpo da quelle atrofizzanti mura,
l'acqua insozzare più non puoi.
Ti libero la fronte dai ghiaccioli
Che il discettar di me,
evita di toccarmi.
Libero il tuo sguardo dal meco ritardar di assassini plausi
Che analgesici assorbono dolore dalle ultime frangenti ferite.
E vivrai sotto il sole graffiando vortici d’aria.
Che abissino vermi nel terreno!
Una belva mi ha salutato vomitando rancore
Dove?In quella luce.
Gementi giacciono i germogli
e quella neve scivola sul ghiaccio.
.