Sergio Lai - olio su tela 100x70, 2003
martedì 15 giugno 2010
Alla mia vista
Sergio Lai - olio su tela 100x70, 2003
sabato 10 aprile 2010
L'ultimo calice di veleno
mercoledì 10 febbraio 2010
Omicidio d'amore
1793, olio su tela
Adulanti le tue mani mi accarezzano
infuocate come gemiti libidici;
lame a daga sui miei polsi inferociti
che riassettano la pelle in detriti di abulia.
Allacciate come funi sul mio petto
le tue braccia si distorcono nell'ombra;
cola il sangue dai miei piedi strangolati
ansimando sul terreno a disdoro della vita.
Ardo al rogo sui miei rovi intricati come chiodi;
squattrinata è la follia di morire così soli.
lunedì 28 dicembre 2009
Quale lecito miraggio di coscienza?
giovedì 19 novembre 2009
Umanamente adulteri
lunedì 19 ottobre 2009
lunedì 27 luglio 2009
Il penutilmo viaggio solitario
Ostentava a ripetersi Charlie, anonimo, vagante e solitario, in procinto di salire sul tram. Da quando si era trasferito, la foule folle di Roma aveva sempre provocato in lui la claustrofobica sensazione di morire soffocato, come se il viso venisse avvolto in una busta di plastica. Era abituato ai piccoli centri Charlie, in cui le persone si prendono vicendevolmente cura. Attonito, osservava il susseguirsi di irrefrenabili pensieri angoscianti.
Non tutti hanno il coraggio di ascoltare i propri pensieri. Non tutti hanno il coraggio di comunicare ciò che sentono al cospetto di sconosciuti.
Sorpreso, ammirava anche alcune persone discutere, due ragazzi sorridere, una bambina dubitare.
Forse lei ha talmente qualcuno che non ha bisogno di desiderare alcuno.
Forse sarà un amico di vecchia data a ricordarsi di me. Involontariamente si ritroverà a sfogliare un album fotografico e non resisterà al desiderio di chiamarmi. O forse sarà uno di quegli amici, passati troppo in fretta per la mia vita, a sentire la mia mancanza.
Era forte il senso di solitudine, in quella dispersiva città. Una formica alla ricerca di cibo, lusingata ma arenata nell’olio, ecco come era solito definirsi Charlie.
In passato anch'io ho avuto qualcuno,
Forse, se mi ferissi le braccia, camminando per strada qualcuno noterebbe le mie maniche lunghe, d’estate. Forse, chiedendosi del perché e, una volta costrettomi a denudare le braccia, proverebbe a parlarmi.
I pensieri cospiravano a tal punto che, irrefrenabile, avanzò dentro se il bisogno di comunicare.
- "Conosce lei qualcuno che non ha bisogno di qualcuno?"
Con un gemito di sconcerto la donna volse lui espressione di disprezzo, per poi dirigere nuovamente lo sguardo verso il finestrino.
Nulla di paragonabilmente sofferente aveva mai provato Charlie che il sopito riflesso di una maschera d’ indifferenza. Frettolosamente si precipitò verso la porta centrale della vettura accingendosi a scendere. I suoi occhi si incresparono di pianto. Tutt’intorno divenne inevitabilmente oscuro. Ma era come se in lui la perdita di ogni qual senso non fosse stata mai così chiara fino a quel momento.
Ogni essere trascorre la sua vita a dipingere di senso, ogni non senso per renderlo più sopportabile. Ecco il senso della mia solitudine, il non senso del mio vivere ingabbiato.
Schivando innumerevoli occhi deambulanti, una volta rinvenuto a casa, affisse sulla porta un foglio con su scritto “Sarebbe solo bastato qualcuno, forse”.
Oltre ogni sentimento nascondeva un liquido tormento. In volto frammentato da un insano dolore,solitario. Erano giorni che continuava a guardarsi allo specchio disconoscendo la sua immagine, in quel nero pelle e ossa riflesso nello specchio. La mistificazione dell'angoscia lo aveva portato a discettare di ogni minimo spiraglio di speranza che si apprestava a richiudere al microscopico battito delle sue ciglia, fragili. Forse, avrebbe solo avuto bisogno di provare ancora qualcosa. Amore per qualcuno, amore per se stesso, amore universale.
martedì 24 marzo 2009
Luoghi_
Qui, dove l'aria è fradicia di polvere
e la vita non concede spazio al vento
Qui, dove gli affetti di giornata
sfumano dietro sorrisi mascheranti
e un bambino qualunque
trasforma in gioco la sua creatività
La pelle si sgretola in brandelli di inquietudine,
molesta.
Qui, dove i miei occhi
non hanno smesso di tremare
Qui, dove i soffitti crollano
frantumando ogni più illogica certezza
e brillano meccaniche celesti
Il senso di un illecito dolore solleva i vuoti levigati da strazianti,
arrese.
domenica 15 marzo 2009
(illusa.
sabato 14 marzo 2009
(Silenzio.
giovedì 12 marzo 2009
Tele d' aria
E come un manto, mi protegge,
venerdì 17 ottobre 2008
Il sogno (della mente)
sabato 20 settembre 2008
Il Morto Isterico
Dalla terra risucchiato,
Come fu d'involuco materno.
Dal suo fulcro di prigione,
Come fu dal cordone nutriente.
Opporrebbe resistenza
Putrefatto dai bisogni,
lunedì 21 luglio 2008
Ode al male
domenica 29 giugno 2008
venerdì 7 marzo 2008
MetàMorfosi
Calcificandomi depredo i sogni
Pacato
È per te che non estinguo pur non volando
Perché armentato da callori giallastri.
Mutando non vivrò più del mio dedito lavoro
scamperò da te,
Non infliggerò sofferenze
Non naterò in altro stomaco
lunedì 3 marzo 2008
InArresaQuieteApparente
Si innalzano cantiche di gloria
E mi sorprendo in forza .
Mantriaci rosari recitano rintanate suore
Io predico ai tuoi occhi vestie attenzioni.
Assennata corazzata ribelle
Incerto sentiero
Grida la tua forza.Gridala!
Non eccedere arresa mentre dorato il filo di un respiro ,
mi avvolge in viso , trapanando pelle.
mercoledì 27 febbraio 2008
Stesso posto divisi (mai saprai)
Tu sopra di me,
Incoscienza di saperti inafferrabile
Stesso tempo,
Tu sopra di me,
venerdì 22 febbraio 2008
Noi non possiamo cambiare.(senza volerlo).
"Confusione" di Joe Reese, olio su tela,2002
La vita non è meta, ma percorso.Percorso da percorrere, a volte correndo, camminando, strisciando.Fermandosi ad osservare ciò che si è compiuto, prospettivando di nuove,di mete ,ideando meccanicamente di nuovi , di passi, per percorrerle.
Io e la mia vita, non andiamo molto d’accordo. Spesso ci capita di litigare, di insultarci,Così come avviene in ognuna delle tante e più idiomatiche soap opere. Ma infondo ci vogliamo bene. Dobbiamo solo imparare a convivere. È difficoltoso ,costringere un anima a vivere confinata in un corpo. Così come lo è scegliere uno stile di vita, fra i tanti modelli che ci vengono imposti e che ci autoimponiamo, fra la miriade di possibilità, che è il mondo stesso ad offrirci , ignaro di quanto viverlo è ignobilmente frustrante. Io a volte la mia vita la vedrei bene così. pochi brabdelli di stoffa (arruffati giusto per non provare freddo ) una capanna sconfinata dal mondo .Ovvio ,salvo miracoli fisiologici, necessiterei di una castrazione chimica, di un blocco di pensiero ,di atarassia e di una grande dispensa di materiale personal-creativo, tale da riempirla.
Per quanto egoistico possa essere tutto ciò, è empiricamente dimostrato che conviverla , fa troppo male. Sempre. Dal quando ti senti violentato per aver espresso una parte importante di te. A quei momenti in cui ti scontri con l’indifferenza, in cui ti senti incompreso, ferito, umiliato , stonato.
domenica 10 febbraio 2008
Anche gli occhi tremano
Colano dagli inferi valanghe di corpi ustionati
affannando conforto a indifferenti sorrisi.
Tira forte il vento verso quelle mani calde
Volte al cielo svigorite per ghernire farnelli di luce bianca.
Brillano i lampioni tra le case
Mi confondo tra la gente
Ma ti vedo, ancora.
Per tutto ciò che di vero c’è in un sorriso
Per tutto ciò che di sincero c’è in una parola
Se la verità è scritta sulla sabbia
È li che leggero le parole che ti riporteranno a me.
Del carnevale
Sfilano circoscritte acrobatiche maschere pretenziose di sorrisi.
Danza volteggiando come un coriandolo una vita dentro me
che geloso schiudo un ricordo
Tra tutta questa gente
Dove ti trasporterò.
Per le parole non dette
Per i pensieri inespressi
Solitario vivo immutevoli contesti
Io, sindone pervasa da silenti parole,
parassita di vite altrui
Minacciando insicure esistenze
propino il codardo presente che inagisce azioni.
venerdì 25 gennaio 2008
Vorrei
martedì 22 gennaio 2008
Sbranandoti
Sono risorto
.Trema.
sabato 5 gennaio 2008
Perdona
Frenetico muove il corpo scottato da scintille insane .
Vino caldo per occhi buoni, Liquore freddo per menti assonnate.
sazievoli bottiglie stringono dure mani.
lì, nell'inquieto nascondersi dietro rosse spoglie .
giovedì 3 gennaio 2008
Giudice delle mie sentenze
Giudice delle mie sentenze
Predicando amori hai deglutito piaceri
Giurando fedeltà hai macellato fragili spoglie.
Stigmate avvelenate da chimica menzogna
Opaca aureola,
Eterno sarà il grido del perdono
Immobile sarà l’innocenza di uno sguardo adornato da insolito sorriso.
Vili suppliche transumano cerumei timpani
Sindromi argute confondono le voci ,
Giudice delle mie sentenze
Guerriero che hai deposto le armi
Trascinando un velo nero
Avanzi nuziale volgendomi un fascio di papaveri
Adagiatamente forsennato al petto .
Putrefatta verità
Soffocante è l ‘odore che stringe la mia gola
Rubando affannosi respiri
Spirito di corpo che lento ti accasci in uno spiazzo avvizzito da candidi crisantemi ,
Madre che hai sorretto il vulvero garretto
Sarà ancora beffardo l’ occulto?
mercoledì 2 gennaio 2008
Ettore e Andromeca
domenica 30 dicembre 2007
Non ho avuto un Natale , non avrò un capodanno
Giace un bambino sotto le stelle
Giace aggrappato al riarso terreno
Non ha un bue
Un asinello
Un mazzo di paglia
Una madre
Un padre
Un Dio.
Bocca digrignata dal gelo
Carne sbranata da solitario tremore .
Famelico lo stomaco gondola gonfio e intrecciato .
Tumido lo sguardo penetra dagli occhi scintille di dolore.
Tavole addobbate di sterile Natale
13 portate
6 posate
1 tovagliolo
Miracoloso è l’arcobaleno che trafigge il cuore di chi incanto non spera.
Sepolto vissuto
posarsi su grigi marmi.
Lenta è la marcia che conduce le mie spoglie
in oscuri sentieri impregnati di difformi odori.
sorrisi e misteri di menti abbandonate ai mestieri.
Posando il viso su quel marmo caldo
Ho lasciato agitare petali di rose in un vortice di vento;
annaffiandoli di lacrime
Li ho cosparsi degli ori trafitti nel mio petto
Cercando e riscoprendo pensieri e ricordi
Traditi , vissuti,
è in seno a quel tempio che riposi , ancora.
Nelle nude sembianze che tagliente assume
lascia che le mani stringano,
Nero come il lutto di un consorte
Che tra le braccia cullava
La codardia dell’ indifferenza è che è sorda
Non può bastare un ricordo a strappare un velo di amarezza
Non può bastare un nuovo battito a sopprimere un emozione
Il piacere della giovinezza è che cambia
La tenerezza dei rimpianti è che ti cambiano
ho provato a soffocarti stringendo anonimi visi ,
a sotterrarti costruendo anfiteatri di pensieri,
ed è recitando sorrisi e sentimenti
Ma sei risorto ancora , e risorgerai, ancora.
Senza forza alcuna mi abbandono a te
E ti rincorro ora , mentre lento ed elegante
disperdendo sangue dal viso
ti rivolgi alla luna
e sorridendo, grato,
giovedì 2 agosto 2007
Vampiro
Scarnerò le tue ossa e le seppellirò
Lancerò ognuno di quei pugni
per simulare quel dolore
Ti butterò via come
sogghignando sguarderò la luna
Ricucirò dedito e filando
Sarò così bastardo
Sarò così stronzo che nessuno
Sarò così raggiante che i miei occhi
all' infuori di me.
mercoledì 1 agosto 2007
Niente è più importante di me in questa libera espressione di me
Porto in mano la mia santa croce
gemente e piangente in questa valle di lacrime.
Partorisco la mia rabbia in seno al destino
sbarazzandomi degli affollanti ricordi di cui sono vestito.
Camminando a piedi nudi sulla mia coscienza
ho scritto lettere d'amore e le ho dedicate a te.
Ho gridato del dolore lasciando che mi cambiasse,
pur avvertendoti distante dai miei codardi passi.
Ma adesso che riscopro forza,
Niente è più importante di me in questa libera espressione di me .
Fissando cristalli di pioggia cadere in uno specchio d'acqua,
vedrò volti scavati da lacrime
udirò voci tremanti dal dolore
Solo quando ogni lineamento cambierà
quando ogni somatotopia si modificherà ,
mi libererò anche di me
perchè
Niente è più importante della negazione di me
in questa libera espressione di me.
mercoledì 18 luglio 2007
Libero
Libero il tuo corpo da quelle atrofizzanti mura,
l'acqua insozzare più non puoi.
Ti libero la fronte dai ghiaccioli
Che il discettar di me,
evita di toccarmi.
Libero il tuo sguardo dal meco ritardar di assassini plausi
Che analgesici assorbono dolore dalle ultime frangenti ferite.
E vivrai sotto il sole graffiando vortici d’aria.
Che abissino vermi nel terreno!
Una belva mi ha salutato vomitando rancore
Dove?In quella luce.
Gementi giacciono i germogli
e quella neve scivola sul ghiaccio..