“Arcano è tutto, fuor che il nostro dolor" Giacomo Leopardi

martedì 15 giugno 2010

Alla mia vista

Enigma della città con gli occhi piangenti
Sergio Lai - olio su tela 100x70, 2003


Alla mia vista i tuoi occhi
potrebbero disintegrarsi
ed io abile vetraio
potrei raccoglierne i cocci
per poi farne uno specchio
in cui distorcere l'immagine
perplessa delle tue
vacue convinzioni.
Alla mia vista i tuoi occhi
potrebbero appannarsi
ed io maldestro pittore
con le dita potrei disegnarci
un cielo, e nel cielo il tuo sorriso
per nutrirlo di giganti rosse
e dell'amaranto di un tramonto.
Alla mia vista i tuoi occhi
potrebbero appannarsi
ma io esoterico alchimista potrei
in nigredo la materia putrefare,
in albedo i tuoi atomi purificare,
in rubedo per eterno far luccicare.
I tuoi occhi nella notte
potrebbero abbagliarmi
ed io miope roditore potrei
lasciarmi ingannare dal nettare
sudato dalla tua bocca untuosa
e morire disciolto nell'acido carnivoro
del tuo aberrante ascidio.

sabato 10 aprile 2010

L'ultimo calice di veleno

"La luna ed il calice"- Claudio Giulianelli
olio su tela cm 50x70 2006
Quando il tempo mi cospargerà
di rughe e aggrotterò la fronte
per fingere sintomatico malore;
Quando un alito sprecato di gioventù
rimpiangerò violato stringendo
pugni di acuminati chiodi;
Quando un arido e scosceso terreno
desidererà possedere le mie sconsacrate
spoglie tra i suoi ornamenti funebri;
Stanco e privo di lamenti da te
berrò l'ultimo calice di veleno.
Solo allora le ginocchia poserò tra
le dune incandescenti della morte;
Il mio petto conoscerà il sapore
degli ultimi battiti che violenti
squarceranno i miei tessuti;
Ed un silenzio attonito rimbomberà
tra le pareti craniche a discapito
dei miei tormentosi pensieri.

mercoledì 10 febbraio 2010

Omicidio d'amore

David Jacques-Louis "Marat assassinato"
1793, olio su tela



Adulanti le tue mani mi accarezzano
infuocate come gemiti libidici;
lame a daga sui miei polsi inferociti
che riassettano la pelle in detriti di abulia.

Allacciate come funi sul mio petto
le tue braccia si distorcono nell'ombra;
cola il sangue dai miei piedi strangolati
ansimando sul terreno a disdoro della vita.

Ardo al rogo sui miei rovi intricati come chiodi;
squattrinata è la follia di morire così soli.



lunedì 28 dicembre 2009

Quale lecito miraggio di coscienza?

Cerri Giovanni, Miraggio, 2002
olio su tela, 100x70 cm


Debilito un istante del mio essere
per risalire all'apice di questa
superficie impalpabile.

L'istinto umano alla superbia
trascina sui miei occhi
un abbaglio di incoscienza
che mi tinge di ingannevole finzione.

Potrò mai eludere la pena,
sveltita e metilica?

Disordini atmosferici si intrecciano
in tumulti e cime tempestose
urtano contro l'involucro
di cielo che silenzia nella notte
il mio gioco di tacere.

Ma se per caso smettesse
di piovere un momento,
mentre pungi la tua gola con un dito
per recedere l'ambiguità
di un respiro ingombrante,
oh mio libero animale,
quale lecito miraggio di coscienza
lasceresti traspirare
fra i tuoi istinti primordiali?






giovedì 19 novembre 2009

Umanamente adulteri


Perso nell'incesto
di cospicue aspirazioni
brucia il pulviscolo
su proficue escoriazioni;
è l'eroico voltaggio
di basse inondazioni
a concedere
sfarzanti esitazioni?


Fumoso e bramoso
di tempeste posteriori
negando apodittici piaceri
reprime inappagati desideri;
è l'erotico sgomento
di basse prestazioni
a recedere
affannose eccitazioni?


Tremulo e pulsante
naviga senza memorie
il pronostico alientante
che sacrilego indispone;
è l'incertezza faticante
di affabili parole
a renderci
adulteramente uomini?

lunedì 19 ottobre 2009

Il funambolo



Mai smetterei di indossare un finto sorriso di plastica e una rete per capelli di colore blu. Dietro il buffo naso di un pagliaccio celo, nel silenzio, la contemplazione del sarcasmo che mi vuole, deriso. Ma è quando stringo tra le mani un’asta e i miei piedi cigolano su di una corda per paura di contatto terreno che, apro le porte all’entusiasmo del vivere nel brivido di sprofondare in basso. Allora è come se dominassi il cielo. Allora è come se non avessi più forma e il mio corpo si mimetizzasse con il vento. È da qui che inizia il mio viaggio sciamanico verso i sogni infranti tra uno stelo di ombre e un vortice di tenerezza che mi inebria di fertile sapienza. Ma il mio trucco sembra sciogliersi a causa del sudore. Lo spettacolo è finito. Ho completato il mio percorso. Il Pubblico applaude e domani forse, ci saranno ancora applausi tra gente diversa e diverso silenzio. Nuove occasioni e nuove mancate. Nuove mancanze e nuovi momenti per fingere e chiedermi ancora del perché pur essendo uomo, riesco anch’io a volare.

lunedì 27 luglio 2009

Il penutilmo viaggio solitario


Oggi mi aiuterà qualcuno?

Ostentava a ripetersi Charlie, anonimo, vagante e solitario, in procinto di salire sul tram. Da quando si era trasferito, la foule folle di Roma aveva sempre provocato in lui la claustrofobica sensazione di morire soffocato, come se il viso venisse avvolto in una busta di plastica. Era abituato ai piccoli centri Charlie, in cui le persone si prendono vicendevolmente cura. Attonito, osservava il susseguirsi di irrefrenabili pensieri angoscianti.

Forse la ragazza con la quale sono uscito qualche sera fa. Oggi, forse, si ricorderà di me. Potrebbe, casualmente, attraversare la stessa strada che abbiamo percorso insieme e, alla vista del lampione sotto cui ci siamo abbracciati, non riuscirà a non rivolgermi il suo pensiero. Forse.

Continuava a ripetersi Charlie prendendo posto nella vettura. Osservava intorno a se, ogni simile solitario con lo sguardo cupo volto verso il basso, le mani stringere miriade di libri e lettori mp3.

Non tutti hanno il coraggio di ascoltare i propri pensieri. Non tutti hanno il coraggio di comunicare ciò che sentono al cospetto di sconosciuti.


Sorpreso, ammirava anche alcune persone discutere, due ragazzi sorridere, una bambina dubitare.


Forse lei ha talmente qualcuno che non ha bisogno di desiderare alcuno.

Troppi giorni erano passati, con gli occhi incastonati al soffitto nel buio di una stanza, nella speranza che ci fosse qualcuno.


Forse sarà un amico di vecchia data a ricordarsi di me. Involontariamente si ritroverà a sfogliare un album fotografico e non resisterà al desiderio di chiamarmi. O forse sarà uno di quegli amici, passati troppo in fretta per la mia vita, a sentire la mia mancanza.


Era forte il senso di solitudine, in quella dispersiva città. Una formica alla ricerca di cibo, lusingata ma arenata nell’olio, ecco come era solito definirsi Charlie.


In passato anch'io ho avuto qualcuno,


Seguitava a ripetersi Charlie mentre il pensiero di un rasoio, spianava nuove strade fuori e dentro il vortice represso del suo dolore.

Forse, se mi ferissi le braccia, camminando per strada qualcuno noterebbe le mie maniche lunghe, d’estate. Forse, chiedendosi del perché e, una volta costrettomi a denudare le braccia, proverebbe a parlarmi.


I pensieri cospiravano a tal punto che, irrefrenabile, avanzò dentro se il bisogno di comunicare.
- "Conosce lei qualcuno che non ha bisogno di qualcuno?" - Chiese Charlie rimirando l’anziana signora seduta a lui di fronte.
Con un gemito di sconcerto la donna volse lui espressione di disprezzo, per poi dirigere nuovamente lo sguardo verso il finestrino.


Nulla di paragonabilmente sofferente aveva mai provato Charlie che il sopito riflesso di una maschera d’ indifferenza. Frettolosamente si precipitò verso la porta centrale della vettura accingendosi a scendere. I suoi occhi si incresparono di pianto. Tutt’intorno divenne inevitabilmente oscuro. Ma era come se in lui la perdita di ogni qual senso non fosse stata mai così chiara fino a quel momento.


Ogni essere trascorre la sua vita a dipingere di senso, ogni non senso per renderlo più sopportabile. Ecco il senso della mia solitudine, il non senso del mio vivere ingabbiato.
Schivando innumerevoli occhi deambulanti, una volta rinvenuto a casa, affisse sulla porta un foglio con su scritto “Sarebbe solo bastato qualcuno, forse”.


Oltre ogni sentimento nascondeva un liquido tormento. In volto frammentato da un insano dolore,solitario. Erano giorni che continuava a guardarsi allo specchio disconoscendo la sua immagine, in quel nero pelle e ossa riflesso nello specchio. La mistificazione dell'angoscia lo aveva portato a discettare di ogni minimo spiraglio di speranza che si apprestava a richiudere al microscopico battito delle sue ciglia, fragili. Forse, avrebbe solo avuto bisogno di provare ancora qualcosa. Amore per qualcuno, amore per se stesso, amore universale.

Agguantando un coltello da cucina, chiuse gli occhi e, penetrato nell’addome, avvertì il freddo della lama fin dentro l’intestino.

Accasciandosi a terra,spirò.

martedì 24 marzo 2009

Luoghi_


Qui, dove l'aria è fradicia di polvere

e la vita non concede spazio al vento

Qui, dove gli affetti di giornata
sfumano dietro sorrisi mascheranti
e un bambino qualunque
trasforma in gioco la sua creatività


La pelle si sgretola in brandelli di inquietudine,
molesta.



Qui, dove i miei occhi
non hanno smesso di tremare

Qui, dove i soffitti crollano
frantumando ogni più illogica certezza
e brillano meccaniche celesti
per dar pace ai sensi



Il senso di un illecito dolore solleva i vuoti levigati da strazianti,

arrese.

domenica 15 marzo 2009

(illusa.

Donna incinta (Marc Chagall,1913)

Imprime senza forza
(Alcuna.
La luce del suo mite
(Richiamo.
La pancia di una madre
(Ingrandita.
Da paziente
(Attesa.


Scquarcia involucri
(Notturni.
Colorando d'infinito
(D'eco.
In soffici richiami
(Superstiti.
Vite Vissute
(Sopra.


Al filo,
(Disteso.
della follia.

sabato 14 marzo 2009

(Silenzio.



Su quei selciati
(Perle amaranto.
Polveri bianche
(Cercando Silenzio.
Mi Ricoprono
(Respirano.

In quei momenti
(Grigi Tormenti.
Ricerco riparo
(Senza Sfiorarsi.
Inalando realtà.
(Sospirano.

giovedì 12 marzo 2009

Tele d' aria


E come un velo di Maya
che mi avvolge d'incoscienza
la luce sottile di un attimo, fugace,
si appresta a cedere il sipario
a miti gocce di pioggia, setata.


E come un manto, mi protegge,
e la musica si snoda
fuori il vetro della mia campana.
E trattengo nuove sensazioni
liberando il fiato verso i tuoi polmoni,
così grandi da scalfire
il vuoto che io, sento, dentro.


E la terra mi concede sentimento
coltivato nel silenzio di un respiro, fugace,
e separa,onde e onde custodite
tra sabbiosa schiuma,
per scoprire riparo
nella profondità dei tuoi occhi, diamante.

E la schiuma si rifugia tra conchiglie
e riporta il profumo del mare
che oltrepassa,
in fermi istanti di memoria,
tele d' aria.

venerdì 17 ottobre 2008

Il sogno (della mente)


Era di notte. Una languida notte d'estate. Il vento osannava i ricordi trattenuti in grembo dai più oscuri magazzini di memoria, il tempo sembrava fermarcisi dentro, quasi depredandomi di ogni più oscura forza. Potevo avvertire il sangue scorrermi tra le membra, il cuore battere al di sopra del tuo ventre, quasi a non voler trovare fine. Il piacere era lì, si poteva assaggiare grattando i margini della tua mente, afferrando i battiti della tua pelle, inspirando l'odore di quel corpo, disteso a manto sul mio. Tra le ciglia d'incredulo avvertivo il peso di ogni lacrima, magistralmente nascosta. Ammiravo i tuoi occhicosì neri da confondersi col cielo emozionarsi in mia presenza. Rubavo i tuoi baci, così insaziabili da riempirmi la bocca di sentimenti immemori.Ed ero lì. Si,Ci sono stato.
In un luogo sconosciuto, conservato in qualche stretto cunicolo della mia mente.

sabato 20 settembre 2008

Il Morto Isterico


Inconsciente della fine
discettata in spiro,
Lungo il deprecabile cammino
Giace inerte e disarmato,
in corrose forme umane.



Dalla terra risucchiato,
trasuda in cerca di un respiro,
Come fu d'involuco materno.


Dal suo fulcro di prigione,
si vorrebbe liberare,
Come fu dal cordone nutriente.


Opporrebbe resistenza
se non fosse che col corpo
anche l'anima si spegne.

Putrefatto dai bisogni,
dei più ignobili viventi;
Carne sia nutriente!

lunedì 21 luglio 2008

Ode al male




Eva Airam Nema
Tra le mura
di un castello nero
ti verrò a cercare

Intonando
un bel canto
celestiale.
Or che il mare
ha usurpato
ogni sale


Or che resta
solo rabbia
da saziare

Ti auguro
ogni più
oscuro male.

"Taci! Esci da quest' uomo"

domenica 29 giugno 2008

IL nulla


Cosa vuol dire amore?
-Quando libera i tuoi sensi
e piangi raccolto,
rintronato da rumori folli.

Cosa vuol dire amore?
-Quando ti squarcia affamato
e sanguini disteso,
bagnato da insolite incertezze.

Cosa vuol dire amore?
-Quando il nulla ti invade
e dipingi d' immemore
- ciò che pensi sia stato.

venerdì 7 marzo 2008

MetàMorfosi


Emigro lontano dal
pumbleo riposo
che mi ha arenato per anni.
Io ,scafandro della mia farfalla
figlio di imperiali marce
Calcificandomi depredo i sogni
del tuo perveo futuro difeso.


Pacato
avvolgo le mie spoglie in bozzolo,
È per te che non estinguo pur non volando
Perché armentato da callori giallastri.


Mutando non vivrò più del mio dedito lavoro
scamperò da te,
atrofizzante prigione,
senza più padri nè croci.


Non infliggerò sofferenze
illudendo figli di Cristo
Non naterò in altro stomaco
Vivrò per me .
Ovunque.
Solo per me.

lunedì 3 marzo 2008

InArresaQuieteApparente


Leggiucchiano in sogno nuove immagini futurabili
Si innalzano cantiche di gloria
E mi sorprendo in forza .
Mantriaci rosari recitano rintanate suore
Io predico ai tuoi occhi vestie attenzioni.
Assennata corazzata ribelle
Incerto sentiero
Grida la tua forza.Gridala!
Non eccedere arresa mentre dorato il filo di un respiro ,
mi avvolge in viso , trapanando pelle.

mercoledì 27 febbraio 2008

Stesso posto divisi (mai saprai)


Stesso posto divisi,
mai saprai.
Stesso sguardo arreso,
mai vedrai.
Prepotenza di un oscurità che avanza
cuore dissanguato di madre
scorrono a tergo i mesi.
Tu sopra di me,
io con te

altrove.

Io sopra di te
tu con me,

ovunque.

Incoscienza di saperti inafferrabile
Angoscia stridula di vita
Scorrono ancora più indietro i mesi.
Cigolano porte chiuse.
Stesso posto uniti in rabbia
stessi occhi mercantili di nude verità.
Stesso tempo,
condiviso.
Stesso squarcio,
disteso.
Tu sopra di me,
io con te

ferito.

Io sopra di te,
tu con me
Come pece
tra le ali
per sempre.

venerdì 22 febbraio 2008

Noi non possiamo cambiare.(senza volerlo).


"Confusione" di Joe Reese, olio su tela,2002

La vita non è meta, ma percorso.Percorso da percorrere, a volte correndo, camminando, strisciando.Fermandosi ad osservare ciò che si è compiuto, prospettivando di nuove,di mete ,ideando meccanicamente di nuovi , di passi, per percorrerle.
Io e la mia vita, non andiamo molto d’accordo. Spesso ci capita di litigare, di insultarci,Così come avviene in ognuna delle tante e più idiomatiche soap opere. Ma infondo ci vogliamo bene. Dobbiamo solo imparare a convivere. È difficoltoso ,costringere un anima a vivere confinata in un corpo. Così come lo è scegliere uno stile di vita, fra i tanti modelli che ci vengono imposti e che ci autoimponiamo, fra la miriade di possibilità, che è il mondo stesso ad offrirci , ignaro di quanto viverlo è ignobilmente frustrante. Io a volte la mia vita la vedrei bene così. pochi brabdelli di stoffa (arruffati giusto per non provare freddo ) una capanna sconfinata dal mondo .
Ovvio ,salvo miracoli fisiologici, necessiterei di una castrazione chimica, di un blocco di pensiero ,di atarassia e di una grande dispensa di materiale personal-creativo, tale da riempirla.
Per quanto egoistico possa essere tutto ciò, è empiricamente dimostrato che conviverla , fa troppo male. Sempre. Dal quando ti senti violentato per aver espresso una parte importante di te. A quei momenti in cui ti scontri con l’indifferenza, in cui ti senti incompreso, ferito, umiliato , stonato.

domenica 10 febbraio 2008

Anche gli occhi tremano


Anche gli occhi tremano in questa incalcolabile notte
Colano dagli inferi valanghe di corpi ustionati
affannando conforto a indifferenti sorrisi.
Tira forte il vento verso quelle mani calde
Volte al cielo svigorite per ghernire farnelli di luce bianca.
Brillano i lampioni tra le case
Corro controvento a piedi nudi sull’asfalto
Mi confondo tra la gente
Ma ti vedo, ancora.
Per tutto ciò che di vero c’è in un sorriso
Per tutto ciò che di sincero c’è in una parola
Se la verità è scritta sulla sabbia
È li che leggero le parole che ti riporteranno a me.

Del carnevale


Sfarzoso il carnevale avanza prepotente
Sfilano circoscritte acrobatiche maschere pretenziose di sorrisi.
Danza volteggiando come un coriandolo una vita dentro me
che geloso schiudo un ricordo
Tra tutta questa gente
Dove ti trasporterò.
Per le parole non dette
Per i pensieri inespressi
Solitario vivo immutevoli contesti
Io, sindone pervasa da silenti parole,
parassita di vite altrui
Minacciando insicure esistenze
propino il codardo presente che inagisce
azioni
.

venerdì 25 gennaio 2008

Vorrei


Vorrei vivere in un mondo pulito,capace di comprendere,muovermi in una città fatta di persone e dare un senso ad ogni sogno più nascosto.Vorrei poter congelare il tempo quando sono felice e farlo scorrere in fretta quando mi consuma.Vorrei guardare negli occhi un bambino e sorridere senza odiarlo per l’infanzia che mi è stata negata. Vorrei avere il coraggio di cambiare ciò che non va e la forza di accettare ciò che veramente è.Vorrei Spogliarmi di ogni sentimento e non provare vergogna,che ogni paura fosse stimolo e non inibizione.Vorrei riuscire ad ignorare ogni distanza, poter stringere un filo d’erba tra le mani e provare amore, capire gli esseri in quanto tali. Essere senza confini, punti di partenza o di arrivo, mete e fini . Vorrei legarti a me per portarti dentro e fuori,in ogni luogo, che più mi appartiene.

martedì 22 gennaio 2008

Sbranandoti



ODI AMO


ET




Una foto è un ricordo ghiacciato, se è al tuo viso a dare forza.
Un ventre è un sacco vuoto che ho bisogno di squarciare, se è il tuo cuore tenerlo vivo.
La tua mano è un avvoltoio che mi inchioda quando è verso di me a tendere.Dolente.

Avanzano danzando nelle scure foreste sagome di donne dorate.

Annaspo godendo l’odore di morte leggero

Nel sapore di sangue che stucca la lingua

e intonaca di rosso la saliva.

Sono qui.
Sono risorto
.Trema.


..


.

sabato 5 gennaio 2008

Perdona


Prendete e mangiatene tutti, questo è il vuoto che mi assale;
Frenetico muove il corpo scottato da scintille insane .
Prendete e bevetene tutti, questo è il sangue che ho perduto;
Vino caldo per occhi buoni, Liquore freddo per menti assonnate.
Dionisiache lampare illuminano smarriti visi
sazievoli bottiglie stringono dure mani.

Proteggilo con un abbraccio!
lì, nell'inquieto nascondersi dietro rosse spoglie .

Perdona l' arroganza, è solo per difesa.
Tradito hai il cuore di chi ti ha amato,
Sopito è il tempo delle lacrime, Nata è l 'era del riscatto
finità è la mia seconda vita.

giovedì 3 gennaio 2008

Giudice delle mie sentenze



Serpe che pendoli dal seno del peccato scavando profonde solcature
Giudice delle mie sentenze
Predicando amori hai deglutito piaceri
Giurando fedeltà hai macellato fragili spoglie.

Stigmate avvelenate da chimica menzogna
Opaca aureola,
Eterno sarà il grido del perdono
Immobile sarà l’innocenza di uno sguardo adornato da insolito sorriso.

Vili suppliche transumano cerumei timpani
Sindromi argute confondono le voci ,
Giudice delle mie sentenze
Guerriero che hai deposto le armi

Trascinando un velo nero
Avanzi nuziale volgendomi un fascio di papaveri
Adagiatamente forsennato al petto .

Putrefatta verità
Soffocante è l ‘odore che stringe la mia gola
Rubando affannosi respiri

Spirito di corpo che lento ti accasci in uno spiazzo avvizzito da candidi crisantemi ,
Madre che hai sorretto il vulvero garretto
Sarà ancora beffardo l’ occulto?

mercoledì 2 gennaio 2008

Ettore e Andromeca

"La mia felicità è
il debole tremore del tuo corpo sopra il mio
mentre abbracci consolandoti il tuo piacere informe"






Andromeca piange la morte di Ettore, di Jacques-Louis David, 1783

domenica 30 dicembre 2007

Non ho avuto un Natale , non avrò un capodanno



Sciami di formiche intonano in coro arcane lodi nel silente Natale
Giace un bambino sotto le stelle
Giace aggrappato al riarso terreno
Non ha un bue
Un asinello
Un mazzo di paglia
Una madre
Un padre
Un Dio.
Bocca digrignata dal gelo
Carne sbranata da solitario tremore .
Famelico lo stomaco gondola gonfio e intrecciato .
Tumido lo sguardo penetra dagli occhi scintille di dolore.
Tavole addobbate di sterile Natale
13 portate
6 posate
1 tovagliolo
Miracoloso è l’arcobaleno che trafigge il cuore di chi incanto non spera.


Sepolto vissuto


Ho strappato arcobaleni di fiori
piantando croci di legno in un terreno gelido
Ho osservato nel lutto,
mazzi di viole avvolti in veli trasparenti ,
posarsi su grigi marmi.


Lenta è la marcia che conduce le mie spoglie
in oscuri sentieri impregnati di difformi odori.
Stanche pieghe nascondono ancora,
sorrisi e misteri di menti abbandonate ai mestieri.

Posando il viso su quel marmo caldo
Ho lasciato agitare petali di rose in un vortice di vento;
annaffiandoli di lacrime
Li ho cosparsi degli ori trafitti nel mio petto
Cercando e riscoprendo pensieri e ricordi
Traditi , vissuti,
trasformati dal vento.

è in seno a quel tempio che riposi , ancora.
Nelle nude sembianze che tagliente assume
questo grido di dolore,
lascia che le mani stringano,
ancora lame taglienti.

Graffiando il cielo si confonde nel tempo
questo battito nero.
Nero come il lutto di un consorte
travolto da un destino avverso
Che tra le braccia cullava
la mite innocenza di quel corpo tradito
La codardia della tristezza è che è muta
La codardia dell’ indifferenza è che è sorda

Non può bastare un ricordo a strappare un velo di amarezza
Non può bastare un nuovo battito a sopprimere un emozione

Il piacere della giovinezza è che cambia
La tenerezza dei rimpianti è che ti cambiano

ho provato a soffocarti stringendo anonimi visi ,
a sotterrarti costruendo anfiteatri di pensieri,
ed è recitando sorrisi e sentimenti
che sono arrivato qui
Ma sei risorto ancora , e risorgerai, ancora.

Senza forza alcuna mi abbandono a te
E ti rincorro ora , mentre lento ed elegante
disperdendo sangue dal viso
ti rivolgi alla luna
e sorridendo, grato,
custodisci ancora una parte di me.

giovedì 2 agosto 2007

Vampiro


Distruggerò il tuo cuore
munito di frassino e mazzetta.

Scarnerò le tue ossa e le seppellirò
nell' orrore di un oscuro giardino
che non conosce fioritura.
Scaverò con le mani
una grande fossa nel terreno.

Lancerò ognuno di quei pugni
di terra nei miei occhi,
per simulare quel dolore
e non trovare pentimento.

Ti butterò via come
un guanto bucato mentre
sogghignando sguarderò la luna
per godermi il momento.
Soffierò via le lacrime ad una ad una.
Ricucirò dedito e filando
ogni geme di amarezza.
Vagando solitario nei boschi,
Raccogliendo fragole mi nutrirò.

Sarò così bastardo
da non meritare conforto.

Sarò così stronzo che nessuno
si lascerà più attraversare.

Sarò così raggiante che i miei occhi
non riusciranno a scorgere altra luce
all' infuori di me.

mercoledì 1 agosto 2007

Niente è più importante di me in questa libera espressione di me


Porto in mano la mia santa croce


gemente e piangente in questa valle di lacrime.


Partorisco la mia rabbia in seno al destino


sbarazzandomi degli affollanti ricordi di cui sono vestito.


Camminando a piedi nudi sulla mia coscienza


ho scritto lettere d'amore e le ho dedicate a te.


Ho gridato del dolore lasciando che mi cambiasse,


pur avvertendoti distante dai miei codardi passi.


Ma adesso che riscopro forza,


Niente è più importante di me in questa libera espressione di me .


Fissando cristalli di pioggia cadere in uno specchio d'acqua,


vedrò volti scavati da lacrime


udirò voci tremanti dal dolore


Solo quando ogni lineamento cambierà


quando ogni somatotopia si modificherà ,


mi libererò anche di me


perchè


Niente è più importante della negazione di me


in questa libera espressione di me.

mercoledì 18 luglio 2007

Libero



Libero il tuo corpo da quelle atrofizzanti mura,
l'acqua insozzare più non puoi.
Ti libero la fronte dai ghiaccioli
Che il discettar di me,
evita di toccarmi.
Libero il tuo sguardo dal meco ritardar di assassini plausi
Che analgesici assorbono dolore dalle ultime frangenti ferite.
E vivrai sotto il sole graffiando vortici d’aria.
Che abissino vermi nel terreno!
Una belva mi ha salutato vomitando rancore
Dove?In quella luce.
Gementi giacciono i germogli
e quella neve scivola sul ghiaccio.
.