“Arcano è tutto, fuor che il nostro dolor" Giacomo Leopardi

lunedì 27 luglio 2009

Il penutilmo viaggio solitario


Oggi mi aiuterà qualcuno?

Ostentava a ripetersi Charlie, anonimo, vagante e solitario, in procinto di salire sul tram. Da quando si era trasferito, la foule folle di Roma aveva sempre provocato in lui la claustrofobica sensazione di morire soffocato, come se il viso venisse avvolto in una busta di plastica. Era abituato ai piccoli centri Charlie, in cui le persone si prendono vicendevolmente cura. Attonito, osservava il susseguirsi di irrefrenabili pensieri angoscianti.

Forse la ragazza con la quale sono uscito qualche sera fa. Oggi, forse, si ricorderà di me. Potrebbe, casualmente, attraversare la stessa strada che abbiamo percorso insieme e, alla vista del lampione sotto cui ci siamo abbracciati, non riuscirà a non rivolgermi il suo pensiero. Forse.

Continuava a ripetersi Charlie prendendo posto nella vettura. Osservava intorno a se, ogni simile solitario con lo sguardo cupo volto verso il basso, le mani stringere miriade di libri e lettori mp3.

Non tutti hanno il coraggio di ascoltare i propri pensieri. Non tutti hanno il coraggio di comunicare ciò che sentono al cospetto di sconosciuti.


Sorpreso, ammirava anche alcune persone discutere, due ragazzi sorridere, una bambina dubitare.


Forse lei ha talmente qualcuno che non ha bisogno di desiderare alcuno.

Troppi giorni erano passati, con gli occhi incastonati al soffitto nel buio di una stanza, nella speranza che ci fosse qualcuno.


Forse sarà un amico di vecchia data a ricordarsi di me. Involontariamente si ritroverà a sfogliare un album fotografico e non resisterà al desiderio di chiamarmi. O forse sarà uno di quegli amici, passati troppo in fretta per la mia vita, a sentire la mia mancanza.


Era forte il senso di solitudine, in quella dispersiva città. Una formica alla ricerca di cibo, lusingata ma arenata nell’olio, ecco come era solito definirsi Charlie.


In passato anch'io ho avuto qualcuno,


Seguitava a ripetersi Charlie mentre il pensiero di un rasoio, spianava nuove strade fuori e dentro il vortice represso del suo dolore.

Forse, se mi ferissi le braccia, camminando per strada qualcuno noterebbe le mie maniche lunghe, d’estate. Forse, chiedendosi del perché e, una volta costrettomi a denudare le braccia, proverebbe a parlarmi.


I pensieri cospiravano a tal punto che, irrefrenabile, avanzò dentro se il bisogno di comunicare.
- "Conosce lei qualcuno che non ha bisogno di qualcuno?" - Chiese Charlie rimirando l’anziana signora seduta a lui di fronte.
Con un gemito di sconcerto la donna volse lui espressione di disprezzo, per poi dirigere nuovamente lo sguardo verso il finestrino.


Nulla di paragonabilmente sofferente aveva mai provato Charlie che il sopito riflesso di una maschera d’ indifferenza. Frettolosamente si precipitò verso la porta centrale della vettura accingendosi a scendere. I suoi occhi si incresparono di pianto. Tutt’intorno divenne inevitabilmente oscuro. Ma era come se in lui la perdita di ogni qual senso non fosse stata mai così chiara fino a quel momento.


Ogni essere trascorre la sua vita a dipingere di senso, ogni non senso per renderlo più sopportabile. Ecco il senso della mia solitudine, il non senso del mio vivere ingabbiato.
Schivando innumerevoli occhi deambulanti, una volta rinvenuto a casa, affisse sulla porta un foglio con su scritto “Sarebbe solo bastato qualcuno, forse”.


Oltre ogni sentimento nascondeva un liquido tormento. In volto frammentato da un insano dolore,solitario. Erano giorni che continuava a guardarsi allo specchio disconoscendo la sua immagine, in quel nero pelle e ossa riflesso nello specchio. La mistificazione dell'angoscia lo aveva portato a discettare di ogni minimo spiraglio di speranza che si apprestava a richiudere al microscopico battito delle sue ciglia, fragili. Forse, avrebbe solo avuto bisogno di provare ancora qualcosa. Amore per qualcuno, amore per se stesso, amore universale.

Agguantando un coltello da cucina, chiuse gli occhi e, penetrato nell’addome, avvertì il freddo della lama fin dentro l’intestino.

Accasciandosi a terra,spirò.