“Arcano è tutto, fuor che il nostro dolor" Giacomo Leopardi

lunedì 28 dicembre 2009

Quale lecito miraggio di coscienza?

Cerri Giovanni, Miraggio, 2002
olio su tela, 100x70 cm


Debilito un istante del mio essere
per risalire all'apice di questa
superficie impalpabile.

L'istinto umano alla superbia
trascina sui miei occhi
un abbaglio di incoscienza
che mi tinge di ingannevole finzione.

Potrò mai eludere la pena,
sveltita e metilica?

Disordini atmosferici si intrecciano
in tumulti e cime tempestose
urtano contro l'involucro
di cielo che silenzia nella notte
il mio gioco di tacere.

Ma se per caso smettesse
di piovere un momento,
mentre pungi la tua gola con un dito
per recedere l'ambiguità
di un respiro ingombrante,
oh mio libero animale,
quale lecito miraggio di coscienza
lasceresti traspirare
fra i tuoi istinti primordiali?






giovedì 19 novembre 2009

Umanamente adulteri


Perso nell'incesto
di cospicue aspirazioni
brucia il pulviscolo
su proficue escoriazioni;
è l'eroico voltaggio
di basse inondazioni
a concedere
sfarzanti esitazioni?


Fumoso e bramoso
di tempeste posteriori
negando apodittici piaceri
reprime inappagati desideri;
è l'erotico sgomento
di basse prestazioni
a recedere
affannose eccitazioni?


Tremulo e pulsante
naviga senza memorie
il pronostico alientante
che sacrilego indispone;
è l'incertezza faticante
di affabili parole
a renderci
adulteramente uomini?

lunedì 19 ottobre 2009

Il funambolo



Mai smetterei di indossare un finto sorriso di plastica e una rete per capelli di colore blu. Dietro il buffo naso di un pagliaccio celo, nel silenzio, la contemplazione del sarcasmo che mi vuole, deriso. Ma è quando stringo tra le mani un’asta e i miei piedi cigolano su di una corda per paura di contatto terreno che, apro le porte all’entusiasmo del vivere nel brivido di sprofondare in basso. Allora è come se dominassi il cielo. Allora è come se non avessi più forma e il mio corpo si mimetizzasse con il vento. È da qui che inizia il mio viaggio sciamanico verso i sogni infranti tra uno stelo di ombre e un vortice di tenerezza che mi inebria di fertile sapienza. Ma il mio trucco sembra sciogliersi a causa del sudore. Lo spettacolo è finito. Ho completato il mio percorso. Il Pubblico applaude e domani forse, ci saranno ancora applausi tra gente diversa e diverso silenzio. Nuove occasioni e nuove mancate. Nuove mancanze e nuovi momenti per fingere e chiedermi ancora del perché pur essendo uomo, riesco anch’io a volare.

lunedì 27 luglio 2009

Il penutilmo viaggio solitario


Oggi mi aiuterà qualcuno?

Ostentava a ripetersi Charlie, anonimo, vagante e solitario, in procinto di salire sul tram. Da quando si era trasferito, la foule folle di Roma aveva sempre provocato in lui la claustrofobica sensazione di morire soffocato, come se il viso venisse avvolto in una busta di plastica. Era abituato ai piccoli centri Charlie, in cui le persone si prendono vicendevolmente cura. Attonito, osservava il susseguirsi di irrefrenabili pensieri angoscianti.

Forse la ragazza con la quale sono uscito qualche sera fa. Oggi, forse, si ricorderà di me. Potrebbe, casualmente, attraversare la stessa strada che abbiamo percorso insieme e, alla vista del lampione sotto cui ci siamo abbracciati, non riuscirà a non rivolgermi il suo pensiero. Forse.

Continuava a ripetersi Charlie prendendo posto nella vettura. Osservava intorno a se, ogni simile solitario con lo sguardo cupo volto verso il basso, le mani stringere miriade di libri e lettori mp3.

Non tutti hanno il coraggio di ascoltare i propri pensieri. Non tutti hanno il coraggio di comunicare ciò che sentono al cospetto di sconosciuti.


Sorpreso, ammirava anche alcune persone discutere, due ragazzi sorridere, una bambina dubitare.


Forse lei ha talmente qualcuno che non ha bisogno di desiderare alcuno.

Troppi giorni erano passati, con gli occhi incastonati al soffitto nel buio di una stanza, nella speranza che ci fosse qualcuno.


Forse sarà un amico di vecchia data a ricordarsi di me. Involontariamente si ritroverà a sfogliare un album fotografico e non resisterà al desiderio di chiamarmi. O forse sarà uno di quegli amici, passati troppo in fretta per la mia vita, a sentire la mia mancanza.


Era forte il senso di solitudine, in quella dispersiva città. Una formica alla ricerca di cibo, lusingata ma arenata nell’olio, ecco come era solito definirsi Charlie.


In passato anch'io ho avuto qualcuno,


Seguitava a ripetersi Charlie mentre il pensiero di un rasoio, spianava nuove strade fuori e dentro il vortice represso del suo dolore.

Forse, se mi ferissi le braccia, camminando per strada qualcuno noterebbe le mie maniche lunghe, d’estate. Forse, chiedendosi del perché e, una volta costrettomi a denudare le braccia, proverebbe a parlarmi.


I pensieri cospiravano a tal punto che, irrefrenabile, avanzò dentro se il bisogno di comunicare.
- "Conosce lei qualcuno che non ha bisogno di qualcuno?" - Chiese Charlie rimirando l’anziana signora seduta a lui di fronte.
Con un gemito di sconcerto la donna volse lui espressione di disprezzo, per poi dirigere nuovamente lo sguardo verso il finestrino.


Nulla di paragonabilmente sofferente aveva mai provato Charlie che il sopito riflesso di una maschera d’ indifferenza. Frettolosamente si precipitò verso la porta centrale della vettura accingendosi a scendere. I suoi occhi si incresparono di pianto. Tutt’intorno divenne inevitabilmente oscuro. Ma era come se in lui la perdita di ogni qual senso non fosse stata mai così chiara fino a quel momento.


Ogni essere trascorre la sua vita a dipingere di senso, ogni non senso per renderlo più sopportabile. Ecco il senso della mia solitudine, il non senso del mio vivere ingabbiato.
Schivando innumerevoli occhi deambulanti, una volta rinvenuto a casa, affisse sulla porta un foglio con su scritto “Sarebbe solo bastato qualcuno, forse”.


Oltre ogni sentimento nascondeva un liquido tormento. In volto frammentato da un insano dolore,solitario. Erano giorni che continuava a guardarsi allo specchio disconoscendo la sua immagine, in quel nero pelle e ossa riflesso nello specchio. La mistificazione dell'angoscia lo aveva portato a discettare di ogni minimo spiraglio di speranza che si apprestava a richiudere al microscopico battito delle sue ciglia, fragili. Forse, avrebbe solo avuto bisogno di provare ancora qualcosa. Amore per qualcuno, amore per se stesso, amore universale.

Agguantando un coltello da cucina, chiuse gli occhi e, penetrato nell’addome, avvertì il freddo della lama fin dentro l’intestino.

Accasciandosi a terra,spirò.

martedì 24 marzo 2009

Luoghi_


Qui, dove l'aria è fradicia di polvere

e la vita non concede spazio al vento

Qui, dove gli affetti di giornata
sfumano dietro sorrisi mascheranti
e un bambino qualunque
trasforma in gioco la sua creatività


La pelle si sgretola in brandelli di inquietudine,
molesta.



Qui, dove i miei occhi
non hanno smesso di tremare

Qui, dove i soffitti crollano
frantumando ogni più illogica certezza
e brillano meccaniche celesti
per dar pace ai sensi



Il senso di un illecito dolore solleva i vuoti levigati da strazianti,

arrese.

domenica 15 marzo 2009

(illusa.

Donna incinta (Marc Chagall,1913)

Imprime senza forza
(Alcuna.
La luce del suo mite
(Richiamo.
La pancia di una madre
(Ingrandita.
Da paziente
(Attesa.


Scquarcia involucri
(Notturni.
Colorando d'infinito
(D'eco.
In soffici richiami
(Superstiti.
Vite Vissute
(Sopra.


Al filo,
(Disteso.
della follia.

sabato 14 marzo 2009

(Silenzio.



Su quei selciati
(Perle amaranto.
Polveri bianche
(Cercando Silenzio.
Mi Ricoprono
(Respirano.

In quei momenti
(Grigi Tormenti.
Ricerco riparo
(Senza Sfiorarsi.
Inalando realtà.
(Sospirano.

giovedì 12 marzo 2009

Tele d' aria


E come un velo di Maya
che mi avvolge d'incoscienza
la luce sottile di un attimo, fugace,
si appresta a cedere il sipario
a miti gocce di pioggia, setata.


E come un manto, mi protegge,
e la musica si snoda
fuori il vetro della mia campana.
E trattengo nuove sensazioni
liberando il fiato verso i tuoi polmoni,
così grandi da scalfire
il vuoto che io, sento, dentro.


E la terra mi concede sentimento
coltivato nel silenzio di un respiro, fugace,
e separa,onde e onde custodite
tra sabbiosa schiuma,
per scoprire riparo
nella profondità dei tuoi occhi, diamante.

E la schiuma si rifugia tra conchiglie
e riporta il profumo del mare
che oltrepassa,
in fermi istanti di memoria,
tele d' aria.